Vito Avarello Artista

Home

I Clandestini

Se non si vuole la libera circolazione delle persone e delle merci nel Mediterraneo, come questo è stato in passato per migliaia di anni, favorendo un'economia di scambio totale, LO DICANO i politice dell'Europa e delle sponde del bacino del Mediterraneo.

Trinceriamo tutte le coste!

Non vogliamo trovare clandestini morti e impigliati nelle reti di pescatori, così come li ho rappresentati io in alcuni quadri.

Di seguito l'art. completo tratto dal giornale LA SICILIA

La forza creativa dell’arte,sposata al diuturno impegno sociale. Questa è in sintesi l’opera di un artista agrigentino, chissà perché scomodo e valorizzato poco dalla cultura di questa nostra provincia.

In concomitanza con la mostra sulla cattedrale di Agrigento, nei locali della Curia arcivescovile, si è svolta anche una sua personale.

Stiamo parlando del pittore canicattinese Vito Avarello. L’esposizione, allestita fino al 7 novembre, ha avuto il tema dell’immigrazione clandestina.

La singolare esposizione è stata inaugurata dall’arcivescovo monsignor Francesco Montenegro, alla presenza delle autorità locali.

La tornata artistica si è svolta in occasione della donazione del Premio Internazionale “Empedocle” per le Scienze Umane al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato del Vaticano.

“I miei quadri – spiega Avarello – ritraggono il dramma dell’immigrazione clandestina: i clandestini sono ritratti morti e vivi, tra i pesci, nelle reti tirati a bordo delle barche siciliane. Questo tema, che è quello che mi sta più a cuore, vorrei che arrivasse anche al cuore ci chi potrebbe farlo conoscere a Sua Santità Papa Benedetto XVI e ai grandi dei paesi del Mediterraneo. Spero che l’Arcivescovo mi dia una carica emotiva forte, perché ho bisogno di tanto sostegno morale; non è facile lavorare in arte in un ambiente provinciale, dal momento che non ho voglia di allontanarmi dal mio stagno territoriale, forse per noia o forse per non perdere l’essenza dell’assenza di quello che mi circonda e di quello che mi manca”. Avarello ha rivolta alle autorità locali, e in particolare all’Arcivescovo e al Prefetto, un appello: Il mio è un invito a prodigarvi con la vostra ufficiale autorità territoriale, religiosa e statale a far presente, e di gridarlo dignitosamente, agli organi nazionali, finche a Sua Santità Papa Benedetto XVI e al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che esistono in tutta Italia centinaia di migliaia di conventi, collegi religiosi, caserme, ospedali, carceri, ospizi in disuso, cooperative sociali, chiuse e in completo stato di abbandono. Tali luoghi, se venissero semplicemente ripuliti e addobbati alla buona, potrebbero dare alloggio a quei poveri rifugiati, anziché farli vivere, come topi di campagna o di fogna, ai margini di ponti o fiumi. Integrare questi fratelli, non solo in Italia ma in Europa, non è difficile, basterebbe regolamentare la libera circolazione delle merci e delle persone oneste nel Mediterraneo, rispettando le millenarie tradizioni di cui la nostra Sicilia è stata sempre fulcro centrale. Non sto affermando cose retoriche, non è utopia e tanto meno ipocrisia – scrive Avarello – Tutto questo non si dovrebbe attuare solo per pietà e compassione, dobbiamo invece capire che così facendo ne trarremmo i nostri vantaggi perché andando nelle loro terre a vendere i nostri manufatti, si attuerebbe una sorta di baratto conveniente a tutti; se ciò non è possibile, che lo dicano tutti gli Stati Europei e del Mondo; trinceriamo tutte le sponde del Mar Mediterraneo, almeno i pesci non si nutriranno più di povere creature umane”